martedì 1 maggio 2018

Rigopiano, Mauro Corona: guai a chi sfida la natura

Il racconto per QN. "Valanga! E un ruggito sfiorò le case"

Roma, 24 gennaio 2017 - CAPITÒ d’inverno e non poteva essere che così. Era gennaio, verso il 15. Nevicò per cinque giorni e cinque notti, tutto fu sepolto. Appena appena si vedeva il fumo dei camini uscire a stento dai tetti. Lentamente, come se forare il muro bianco durasse un’immane fatica. La pressione lo disperdeva, usciva orizzontale. Il tepore del fumo cercava di farsi spazio nello stesso manto di neve. Un po’ alla volta, come un minatore che emerge dal cunicolo a respirare. Tre secoli prima, quando nevicò cinque giorni e cinque notti, tutto stava sepolto sotto il silenzio e la paura. Dopo trecento anni la cosa si ripeteva.

Gli uomini intuirono pericolo e si domandarono: «Il paese sarà al sicuro?». Non si udiva alcun rumore, nemmeno il «pit» di un ciuffolotto, né il verso della martora o l’abbaio del capriolo. Pareva che lassù, allo sbocco della valle, non ci fosse più vita. Gli uomini vennero presi dai dubbi. «Se si stacca la valanga stavolta potrebbe arrivare alle case».
«No», disse uno, «il paese sta più avanti allo sfogo delle valanghe».
«Speriamo», aggiunse un altro. E ancora: «I nostri antenati costruivano le abitazioni fuori tiro da ogni pericolo. Solo il vento poteva fare danni. Quello arriva ovunque. O carezza o raspa o strappa via i tetti».
A MEZZOGIORNO sentirono qualcosa. Il cielo vomitò una specie di ruggito, la montagna tremò. sussultò, come si fosse spaccata in due. E in un certo modo era così.

Dopo tutta quella neve la montagna era diventata doppia: quella sotto, di roccia, boschi e pendii. Quella che la copriva, fatta di neve. Alta da perderci la vista a cercarne la fine.
Fu il silenzio a muoversi per primo. La montagna si aprì come un sacco di farina tagliato dal rasoio e si versò sul paese. Era partita la valanga.
Rotolò veloce. Scivolò da un punto lassù, molto alto e ripido. Le valanghe che raspano i pendii partono sempre dall’alto e dal ripido e si incanalano nei valloni. Hanno una loro strada, un percorso che seguono da millenni, preciso e perfetto. La gente non ci badò. Era abituata ai bramiti improvvisi delle valanghe che rimbombavano nelle valli e nelle orecchie ad ogni nevicata.

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