venerdì 9 dicembre 2016

Cosa serve per essere davvero felici?, di Angelo Gavagnin

Gli americani lo hanno addirittura messo nella costituzione: ogni persona ha diritto alla felicità o ha diritto di usare tutte le sue forze per arrivarci. Ma cosa serve, davvero, per essere felici?

Vedo molte persone intelligenti e infelici. Come mai? Un essere intelligente dovrebbe essere anche felice, altrimenti mi viene da pensare che non usi bene la sua intelligenza. Certo, la usiamo per guadagnare sempre più soldi, per poi comprare auto sempre più grandi che non riusciamo più a parcheggiare e ci rimaniamo chiusi dentro. Prigionieri del nostro lusso. Poi, ad un certo punto, ci abituiamo anche al nostro tanto desiderato ma inutile macchinone e ci viene a noia, magari pensiamo: "Ma quanto è bello fare una passeggiata?".

Tanti soldi, tanto potere, tanto sesso ma... che noia, la solita routine! Ti abitui e pensi "ma quanto sarebbe bello che nessuno mi cercasse?", saper godere di un tramonto da soli. Cose semplici, eppure sembra una felicità difficilissima da raggiungere.

Un amico mi diceva: «Che bello sarebbe questo panorama con una bella ragazza di fianco». Come se ci fosse sempre una condizione da porre. La felicità è, molte volte, legata alla proprietà di oggetti, alle relazioni con le persone o con animali che diventano parte della famiglia. Naturale che sia una felicità effimera. L'oggetto ti annoia dopo qualche tempo, è inevitabile. Anche le persone, se il rapporto non diventa profondo, poi ti stancano. Il rapporto con il cane dura di più, dura tutta la vita: la sua, certo, e quindi forse per il semplice fatto che sia relativamente breve. Mah...
Un mio amico, che faticava a ricordare i nomi, ha chiamato il suo cane "Cane". Che bellezza! Il rapporto era felice, semplice e scontato. Il nome pure. Anche con la moglie sembrava felice quando le rispondeva al telefono diceva sempre: «Ciao amore... A che ora torni amore... Sei a casa amore?». Una volta gli ho detto: «Che bello, dopo quarant'anni di matrimonio ancora chiami tua moglie amore!». Lui mi ha risposto che, in realtà, non si ricordava più come si chiamava. Era felice così, con rapporti semplici e insulsi.

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