sabato 23 aprile 2016

Giornata mondiale del Libro, viaggio multimediale negli incipit dei libri scelti dalla redazione del Secolo XIX

Genova - La nostra “prima volta” è stata l'anno scorso. Ci siamo interrogati su come contribuire come redazione alla Giornata Mondiale del Libro che si celebra il 23 aprile (in Italia c’è l’iniziativa #ioleggoperché su Facebook e gli altri social).


Per iniziare basta premere il tasto “start Prezi”. Per scorrere le immagini si possono usare le frecce oppure la barra spaziatrice. Per leggere bene il testo, guardare le immagini e in generale per navigare all’interno di tutte le slide si può zoomare utilizzando o la rotella del mouse o i tasti freccia della tastiera. 


Genova - In occasione della Giornata mondiale del Libro che si celebra il 23 aprile di ogni anno, undici giornalisti della redazione hanno partecipato al “viaggio multimediale” che potete fare attraverso il box in alto. Ognuno ha fatto il nome di un romanzo che ha amato e il risultato è questo “tuffo” multimediale negli incipit attraverso “Prezi”.

Si tratta di una presentazione multimediale (una versione evoluta di Power Point) in cui è possibile leggere passo dopo passo l’inizio di:
 
1) Shataram di Gregory David Roberts
2) Le Metamorfosi di Franz Kafka
3) L’opera al nero di Marguerite Yoursenar
4) Furore di John Steinbeck
5) Espiazione di Ian McEwan
6) 1Q84 di Harumi Murakami
7) Trilogia della città di K.di Ágota Kristóf
8) Fame di Knut Hamsun
9) Cecità di Josè Saramago
10) L’amico ritrovato di Fred Uhlman
11) Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda

Il sito ufficiale dell’evento è www.ioleggoperche.it/it, e l’hashtag che sta girando in questi giorni in Rete per promuovere l’iniziativa è #ioleggoperchè.

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Piazza un libro

Diventa messaggero

La lettura è una passione da condividere.
Se la pensi così e sei pronto a tutto per coinvolgere possibili lettori, sei il Messaggero che stiamo cercando!
Riceverai un kit con 12 libri di due diversi titoli, quindi sei copie per ogni romanzo da affidare all’Italia che non legge e potrai partecipare attivamente a tutte le iniziative di #ioleggoperché.
Da oggi fino al 23 aprile sarai protagonista del più grande evento dedicato alla lettura mai realizzato in Italia.

Sei pronto a condividere la tua passione?


martedì 12 aprile 2016

La mia città

La mia città. Da Omero a Bruce Springsteen. Da Ulisse che naviga tra sirene, ciclopi, maghe, e mostri marini, sempre sognando Itaca, al cantautore che, con la sua voce roca, la chitarra tra le mani, il sudore sulla fronte, canta My Hometown. La mia città natale. In mezzo tutta la storia dell’uomo, secoli di poesia e di cultura, di ballate e di quadri. Di libri e di sinfonie. Ma lei è sempre presente. E’ nel cuore di tutti. Molto amata, un poco odiata, comunque cantata. La mia città. Nessuno resiste al suo fascino. Anche chi come Odisseo, re di Itaca, fedele al motto “Fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza”,  parte alla ricerca di nuovi luoghi e di nuovi saperi, sempre si porta nel cuore la reggia, Telemaco, Penelope, il cane Argo e quell’isola che lo vide bambino. Si divide in due l’anima dell’uomo: da una parte c’è la febbrile curiosità di conoscere, di viaggiare, vedere terre nuove, incontrare altre razze, perdersi nelle stelle di altri cieli; dall’altra c’è il piacere di proteggersi dietro le abitudini più care, i gesti conosciuti, una quotidianità che sa farsi soffice e dolce come lo zucchero filato. La voglia di immergersi nella giungla del Borneo si affianca al piacere di quel caffè bevuto in quel bar spoglio e familiare, al piacere di guardare  ancora una volta la facciata di quella chiesa colorata di rosa dal tramonto, di passeggiare su ciottoli di quel borghetto medioevale, di guardare l’acqua del torrente verde in primavera e fangosa in autunno e ascoltare il suo sussurro, di passeggiare nel parco dei duchi dove spuntano i primi bucaneve. Poi ti fa arrabbiare la tua città, la detesti, la maledici. Ti allontani e quando sei laggiù, in quella terra nuova che tanto hai desiderato tra quella gente diversa tanto invocata, ecco che si apre una voragine tra cuore e anima, un buco nero che risucchia i tuoi pensieri: è lei, la tua città. A lei, al modo di viverla da vicino e da lontano, sono dedicati questi racconti, gli ultimi di una tradizione nata con Omero  e, con alti e bassi, mai sopita. 

Luigi Alfieri

Fonte:  Ebook – Ti racconto la mia Città

lunedì 11 aprile 2016

Il gelataio italiano che salvò ebrei a Budapest

Tirelli Giusto tra le Nazioni. Sopravvissuti cercano discendenti

L'insegna di una gelateria italiana nella Budapest dell'autunno del 1944, sconvolta dalla furia antisemita delle 'Croci Frecciate' e dei loro padroni nazisti, rappresentò una speranza di vita per gli ebrei in fuga dalla Shoah. Nel suo retrobottega furono molti quelli che si nascosero e si salvarono grazie alla determinazione e al coraggio del proprietario, un italiano di Campagnola Emilia che nel 2008 è stato nominato da Yad Vashem Giusto tra le Nazioni: il suo nome era Francesco Tirelli. Come Giorgio Perlasca, il gelataio di Budapest ha riscattato dal fango l'onore nazionale

Ancora oggi, i sopravvissuti a quell'orrore, tra questi Chaim Meyer di Gerusalemme, ne stanno cercando i discendenti per poterli ringraziare. Allo stesso modo di Yad Vashem, che vuole rendere un omaggio pubblico ad un uomo straordinario la cui travagliata storia, nel dopo Shoah, ricorda un po' quella di Oskar Schindler. Proprio Meyer, a questo scopo, si è rivolto all'avvocato Beniamino Lazar, del Comites Italia di Israele, per chiedere all'ambasciata italiana di Tel Aviv di rintracciare i discendenti di Francesco Tirelli e di permettere così un atto che da tempo invocano.

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domenica 10 aprile 2016

Roberto, l’Indiana Jones dei formaggi: “Ecco quello che mangiava Leonardo”

Alessandria, soltanto un’ultraottantenne aveva conservato la ricetta tradizionale

Nella foto Roberto Grattone. La ricetta del «formaggio di Leonardo» è stata rintracciata nel 1999
Mongiardino (Alessandria)
Al nobile banchetto nuziale di Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro, un solo formaggio fu ammesso: il Montebore. Era il 1489, a Tortona.

Cerimoniere, Leonardo da Vinci, genio dell’arte e della scienza ma soprattutto attento gastronomo e grande appassionato di quella toma nata sull’Appennino a cavallo tra Liguria e Piemonte. Si dice che fu lui a suggerire il Montebore, intrigato dal gusto forte, ma pure da quella tipica, e geometrica, forma concentrica, tre strati sovrapposti a richiamare il profilo del castello del minuscolo borgo che al formaggio ha poi dato il nome. 

In realtà le origini sono ancora più antiche: la sua preparazione, a base di latte di mucca (70%) e pecora (30%), si fa risalire ai monaci benedettini nell’Ottocento. Poi con lo spopolamento delle valli si è perso, e nel 1982 il Montebore che faceva venire l’acquolina in bocca a Leonardo da Vinci si è estinto definitivamente. C’è voluto un Indiana Jones dei formaggi per ricostruirne la storia e soprattutto restaurarne la ricetta e riportarlo sulle tavole italiane degli intenditori (e sugli scaffali di Eataly).

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giovedì 7 aprile 2016

Petrolio: Pasolini e Tempa Rossa


 


Nonostante Matteo Renzi con i suoi viaggi all’estero si impegnava per riportare gli investimenti esteri in patria, i problemi interni al suo stesso Governo non sembravano volersi arrestare, causando non pochi grattacapi al Presidente del Consiglio. Dopo le dimissioni del ministro Maurizio Lupi avvenute un anno prima, a causa dell’inchiesta su alcuni appalti in cui uno degli indagati aveva dichiarato di aver procurato incarichi di lavoro al figlio del ministro, giovedì scorso Renzi era stato raggiunto, mentre si trovava negli Stati Uniti, tra il discorso all’Università di Harvard e la firma dell’accordo con Ibm per sviluppare un polo tecnologico nell’area dell’Expo a Milano, dalla lettera di Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico in carica dal febbraio 2014, in cui dava formalmente le sue dimissioni a causa dei favori fatti da lei tramite il compagno o, come specificherà lei stessa, il marito, alle lobby del petrolio.
 
Il casus belli fu lo “scandalo” delle intercettazioni in cui la ministra pareva aver favorito il compagno intorno all’emendamento della Legge di Stabilità approvato nel dicembre del 2014. Con esso vi fu anche il via libera al progetto di estrazione del petrolio Tempa Rossa gestito dalla Total. Tempa Rossa è il nome del giacimento petrolifero della Basilicata, che si riferisce ad un giacimento scoperto nel 1989, sito precisamente nell’alta valle del Sauro. Il progetto, di non facile realizzazione perché situato tra il parco regionale di Gallipoli Cognato e il parco nazionale del Pollino, si estendeva in larga parte (5 pozzi petroliferi in loco e uno nel comune di Gorgoglione) sul territorio del comune di Corleto Perticara, nei pressi di Potenza, dove sarebbe dovuto sorgere anche un centro di stoccaggio Gpl. Altri due pozzi petroliferi sarebbero dovuti essere perforati una volta ottenute le autorizzazioni di legge.
Il progetto “Tempa Rossa” prevedeva quindi lo sfruttamento di 8 pozzi, di cui 6 già perforati e altri 2 da perforare in quel periodo; la costruzione di un centro per il trattamento olii, dove gli idrocarburi estratti, convogliati tramite una rete di condotte interrate, vengono trattati e separati nei diversi sottoprodotti come il grezzo, il gas combustibile, lo zolfo, il Gol, per poi venir spediti tramite canalizzazioni interrate; un centro di stoccaggio per il Gpl; nonché l’ovvia costruzione delle infrastrutture necessarie sul territorio, ovvero l’adeguamento di strade comunali, i sistemi per l’alimentazione di acqua ed elettricità per il centro di trattamento e la distribuzione degli idrocarburi.

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sabato 2 aprile 2016

Shoah:da valli bergamasche al kibbutz di Zeelim

La storia dei Bambini ebrei di Sciesopoli

 Shoah: da valli bergamasche al kibbutz di Zeelim © ANSA


Da Selvino al sud di Israele: dai monti bergamaschi al kibbutz di Zeelim, nel deserto del Negev. Sono i 'Bambini ebrei' di Sciesopoli, la Colonia ebraica che divenne il "il più importante orfanotrofio in Italia, uno dei maggior in Europa" e che fino al 1948 ospitò circa 800 piccoli orfani ebrei scampati alla Shoah. Oggi la storia di quei piccoli è stata ricordata a Zeelim dove arrivarono nel 1948 dopo essere stati ospitati per tre anni a Selvino. Una storia che comincia con un ex scuola dell'elite fascista, inaugurata nel 1933 nel comune lombardo arrampicato sull' altipiano sovrastante la val Seriana. Sede del gruppo squadrista Sciesa (dal nome del patriota del Risorgimento) per oltre 10 anni, con l'attivo sostegno di Benito Mussolini e l'appoggio dei ras del regime, Sciesopoli era stato un centro di raduni, addestramento militare, manifestazioni, colonie dei balilla, dedicato a "due martiri della Rivoluzione".

La costruzione era, ed è, così imponente da poter essere vista dalle valli vicine: al suo interno campi da gioco, piscina, refettorio, sale di lettura, ampie camerate per quello che era considerato un fiore all'occhiello dell'educazione fascista. Nel 1945 il suo destino cambiò in meglio: requisito dalle forze della Resistenza: in larga parte romeni, polacchi, ungheresi,diventò un rifugio per i bambini ebrei che non avevano più nessuno al mondo ad occuparsi di loro, tranne le forze partigiane e le organizzazioni ebraiche che li avevano salvati in tutta Europa. Luigi Gorini, scienziato e partigiano, lo scelse grazie alle sue caratteristiche per ridare vita a quei piccoli sfuggiti alla Shoah. A dirigerlo fu indicato un giovane tenente dell'esercito, Moshe Zeiri che insegnò ai sopravvissuti tutto da capo e a prepararsi per il nuovo stato ebraico. Da 70 anni, ogni anno i Bambini di Sciesopoli si incontrano, anche se sono sempre di meno: questa volta l'appuntamento è avvenuto a Zeelim.

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I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...