martedì 28 agosto 2012

Col naso all'insù...


Col naso all'insù
seguendo gli aquiloni
schizzi iridati


di  MariaGrazia Pausler

domenica 26 agosto 2012

STIAMO TUTTI MORENDO




 

















Vorrei scrivere il mio testamento
su una foglia che sta cadendo,
mi trema la mano e trema anche la foglia.

Paura?
Ma no, la mano mi trema
da quando sono nata,
chissà perché non voglio accettare
la realtà dei fatti, non voglio, ma devo
e si... qualcuno dice,
che stiamo tutti morendo.
E allora, che dobbiamo fare
sederci sotto un albero ad aspettare,
intanto lo sappiamo dalla nascita,
nasciamo solo per tremare.

Chissà perché e così dura da accettare.


Vorrei scrivere su questa foglia

mille parole per il mio amore lontano,
lontano... ancora, chissà perché
amo da quando sono nata
e ho sempre pagato l’amore
per restare da me,
e piove e soffia il vento ed io vorrei volare
ma non c’è verso, non ho le ali
e continuo a tremare.
E allora, cosa devo fare
continuare ad amare
o morire così, con sopra il freddo
di questa tremenda pioggia che mi sussurra:
“Stiamo tutti per morire,
ama adesso o mai!”

giovedì 23 agosto 2012

Danzano














Ululando
alle notti cieche,
le lupe che allattavano l'amore...

e di mammelle esauste

le linfe prive,
prematurano i cuccioli
del dì ospitare

con le lune immaginate

negli stampati di stelle,
le colonne dei turchesi
sbiadiscono all'avvenire

e

dai capezzoli del crescendo
strizzeranno
l'ultime gocce
per proseguire


di Monica Pierluigi 

Fonte immagine

mercoledì 22 agosto 2012

Potrei tacere...



Potrei tacere
Addormentarmi
Oppure accendere la televisione
Ma non posso più dor

mire.

Sono un'anima scossa

Dentro di me venti senza direzione
Sopra di me la luna che piange
Lacrime di argento muto.

venerdì 17 agosto 2012

Opium smoking



Grappoli di vite che s'invigoriscono nell'ozio felino
E ombre azzurre sdraiate come pantere
Mi sento sicura tra questi gatti selvatici
Parole si alzano come incenso nel flusso dell'onda color polpa d'uva.


di Pensieri Per Caso

mercoledì 15 agosto 2012

L'ameba

    • C'era una volta un'ameba che non sapeva di esserlo. Ignara delle sue origini, si incamminò alla ricerca dei suoi simili, nella speranza di trovare il proprio gruppo di appartenenza.
      La sua difficoltà maggiore era capire la sua forma non ben definita e quell'aspetto mutevole conseguenza del movimento delle sue

      zampette improvvisate, che apparivano in qualsiasi posto del suo corpo a mo' di capriccio.
      Non si dava pace, non poteva credere di essere nata in una vaschetta di acqua putrefatta e di essere costretta, per sopravvivere, a nutrirsi fagocitando esserini brutti e fatiscenti. Ma mangiava soltanto i cattivi.
      Ogni tanto aveva l'impressione di essere osservata da un mostro gigantesco che emetteva suoni spesso pacati e articolati, mentre a volte, soprattutto quando lei rifiutava il cibo allontanandosi, i suoi vocalizzi diventavano singhiozzanti. Contrariamente a lei, quell'essere si muoveva alla velocità della luce e ogni tanto la puntava con un raggio violento che le attraversava le interiora. Non capiva il perché tanto interesse nei suoi confronti. Forse voleva mangiarla una volta cresciuta, visto che il cibo era all'ordine del giorno, o semplicemente studiava la sua specie per poterle dire un giorno chi era. C'erano altre vaschette che intravvedeva da lontano, ma le attenzioni di quel mostro erano quasi tutte per lei.
      Una sera, non potendone più della puzza che sentiva, coraggiosa, pianificò la fuga. Aspettò la penombra e pian piano, molto molto lentamente, passò tra un vetrino, una bottiglia, un tappo di sughero e altre vaschette, gustando di qua e di là tutto ciò che quello sconosciuto mondo le offriva. Ma non trovò, lungo la via, nessuno che le somigliasse.
      Il tempo scorreva veloce tra assaggi di zucchero, pezzetti di verdure, pollini. Il primo raggio di luce la abbagliò ed ebbe nuovamente l'impressione che quella presenza enorme le si stesse avvicinando, mentre sembrava farfugliare con entusiasmo con qualcun altro.
      - Corri, nasconditi prima che ti becchi! - disse una vocina.
      - Chi sei, non ti vedo, perché mi devo nascondere? - rispose Ameba.
      - Quello è l'uomo. Sperimenta con noi, capisci? Io sono un acaro. Ti squarterà in mille pezzetti come ha fatto con le altre creature. Però devo dire la verità, tu sei decisamente diversa dalle altre. È da tempo che osservo e ho notato che con te ha una cura particolare.
      - Ah sì? E le sue buone attenzioni sarebbero quella puzza? Ma per chi mi ha preso? Oddio, non lo so neppure io cosa sono... Comunque, se non è perché devo difendermi, io quelle bestiole mi rifiuto di mangiarle, non mi hanno fatto alcun male! - rispose Ameba adirata.
      - Forse lo fa con tutte le sue buone intenzioni, convinto che tu ne vada ghiotta. A ogni buon conto, dammi ascolto, scappa!
      Spaventata, ma non più di tanto, con parsimonia, date le sue modeste possibilità, Ameba si tuffò, senza rendersi conto, quasi fosse stata portata dal vento, in un bicchiere che all'improvviso formò un maremoto volante.
      Sentì nuovamente parlare i due uomini, mentre uno di loro portava il recipiente verso quel che ad Ameba sembrò una colossale caverna dove, man mano, cascava assieme all'acqua senza poter opporre resistenza, per trovarsi infine lungo uno scuro tunnel in discesa.
      Nel buio più completo, Ameba si trovò in una specie di piscina a dondolo con dell'acido che le faceva il solletico. Ci restò per un bel po' anche se lei non aveva nozione del tempo. E ringraziò l'uomo per questo simpatico gioco. In men che non si dica però un tappo in fondo all'incantevole piscina si aprì e scivolò nuovamente lungo un altro tunnel.
      - Vieni, unisciti a noi, qui c'è cibo per un reggimento – dissero altre apparentemente uguali a lei che si trovavano lì.
      - Cosa? Nuovamente questa puzzaccia? Ma vi state mangiando quelle povere cellule, che male vi hanno fatto?- rispose Ameba.
      - L'importante è mangiare e abbuffarsi, dell'uomo che ce ne importa! Ma tu non sei come noi? Siamo amebe!
      - Non posso essere un'ameba. Io queste schifezze non le sopporto. E poi, l'uomo mi è simpatico. Me ne vado, buon appetito, che vi vadano di traverso le cellule!
      - Vai, vai, cretina che non sei altro!
      Sconsolata Ameba, allungandosi come poteva con le sue improvvisate zampette, iniziò a farsi strada tra il fetore. Ma a un certo punto incontrò un ostacolo, un gruppo di cellule completamente diverse dalle altre belle rosee. Si riproducevano a una velocità strepitosa, togliendo nutrimento a tutte le altre.
      - Chi siete voi? Mi presenterei, ma non so chi sono. - commentò Ameba.
      - Cancri, cancri, cancri! Togliti dai piedi mocciosa! - risposero quelle.
      Altre cellule di colore bianco uscivano dai tessuti per uccidere quelle cellule diaboliche, ma purtroppo una dopo l'altra perdevano la vita durante il combattimento. Allora, Ameba, pensando che quelle creature coraggiose nella lotta appartenevano all'uomo, presa da una furia che non sapeva neppure lei di avere, ricordando il fagocitare spudorato delle amebe cattive che aveva incontrato, iniziò a divorare i cancri senza alcuna pietà.
      Pure la sua crescita, mangiando così sfrenatamente, diventò smisurata:
      - E ora cosa faccio? Oddio, non riuscirò ad attraversare il tunnel! - pensò a voce alta.
      - Dividiti come fanno gli altri esseri unicellulari e poi ci lasci qualche parte di te, piccola piccola, che possa venire con noi attraverso il sangue. I tuoi figlioli distruggeranno così gli altri cancri che hanno migrato in altre parti di questo umano. Sai che sei veramente brava?- risposero i globuli bianchi.
      - Cosa? Ma io di questi figlioli non ne so niente...- rispose sconsolata.
      - Aspetta, ti aiutiamo! - esclamarono i globuli bianchi mentre si tuffavano verso di lei.
      - Un attimo! Un attimo! Va bene d'accordo, ditemi come si fa - rispose Ameba un po' impaurita.
      Un globulo tirò da una parte, un altro dall'altra e in poco tempo Ameba sembrò aver partorito dieci squadre di amebine, ognuna delle quali prese la sua strada.
      Un gruppo riuscì a vedere nuovamente la luce e guidate da lei, da quell'Ameba che nonostante tutto non sapeva ancora di esserlo, si incamminarono quasi per miracolo verso la vaschetta di acqua putrida per salutare l'uomo.
      E lui sorrise.


      di  Calzetta Solitaria

      racconto riferito a questo video

      Cos'è l'Ameba

martedì 14 agosto 2012

QUI DOVE NON PIOVE MAI


Nulla si muove, nemmeno una foglia
tutto quello che prima gridava
adesso tace,
non c’è musica, né luce, né pace...
solo un raggio dolente
scava nel cuore cercando
l’ultima gocce di pianto
che non è caduta invano.
Neanche il tempo si muove
fermo perfino il cielo
non c’è sussurro, né odio, né vento...
solo un’inerzia pesante
che schiaccia ridendo
questo silenzio assillante .

Qui, dove niente si muove

e dove non piove mai
per te, reinventerò la pioggia.


di Liana Margescu

sabato 11 agosto 2012

Poeta:

Musa lascia stare il tuo garbato parlare
Mettiti nuda
E lasciami guardare.


Risposta della musa:

Fai dunque un bel lavoro

Di penna e di lingua
E ti darò fama immensa.
 

venerdì 10 agosto 2012

"Alla mia tenera Maria"


E penso a te
mia adorabile fanciulla,
alla tua vita,

a quella vita piena di ricordi
che nei tuoi ultimi giorni
rammentavi confusamente.
Avrei voluto chiederti
della tua nascita a Carrega
degli anni della tua infanzia,
della tua serenità,
quella serenità
che fino all'ultimo sguardo
ti ha accompagnata.
Con te e per sempre
la memoria, la testimonianza,
una storia di vita è andata.
Ma un rametto del tuo cuore
è rimasto sulla mia pelle
attaccato amorevole
e perenne nei miei panni.
E continuerò a pensare a te,
alla tua vita piena di mistero,
alla tua gioia, al tuo sorriso da fanciulla
lungo il tuo percorso,
un'esistenza di centoquattro anni.

lunedì 6 agosto 2012

Ho visto...
















Ho visto
cadere
dai tuoi occhi
petali di poesia
e lacrime di pioggia.

Una malinconia
d'estate
di foglie
e pensieri tristi
caduti sul cuore.
Passeranno
questi giorni bui
senza arcobaleni.
Ritornerai ad amare
perchè l'amore vero
non tramonta mai.
Per adesso
devi amare
fortemente
la vita ....


di Sara Secreti
(Copyright tutti i diritti riservati ©) ♥

Rugiada




Sbatte la porta
la luna andandosene -
ci lascia il pianto


di Liana Margescu

venerdì 3 agosto 2012

Quartina della Rivoluzione


Mi infiammo per il buio che scende in fretta
Presto ci sarà bisogno di un moto di luce purificatrice

Le ombre si allungano
Sui selciati della rivoluzione.

mercoledì 1 agosto 2012

Il mio puro

















Troppa inerzia
Ho deciso di cambiare
Sono abbastanza grande

Per sostenere la luce
Una parte di me resta in ombra
Ma più luminoso sarà il cuore
 

I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...