domenica 26 aprile 2009

Non maledire questo nostro tempo

Non maledire questo nostro tempo
Non invidiare chi nascerà domani,
chi potrà vivere in un mondo felice
senza sporcarsi l'anima e le mani.
Noi siam vissuti come abbiam' voluto
negli anni oscuri senza libertà.
Siamo passati tra le forche e i cannoni
chiudendo gli occhi e il cuore alla pietà.

Ma anche dopo il più duro degli inverni
ritorna sempre la dolce primavera,
la nuova vita che comincia stamattina,
di queste mani sporche a una bandiera.
Non siamo più né carne da cannone
né voci vuote che dicono di sì.
A chi è caduto per la strada noi giuriamo
pei loro figli non sarà così.

Vogliamo un mondo fatto per la gente
di cui ciascuno possa dire "è mio",
dove sia bello lavorare e far l'amore,
dove il morire sia volontà di dio.
Vogliamo un mondo senza patrie in armi,
senza confini tracciati coi coltelli.
L'uomo ha due patrie, una è la sua casa,
e l'altro è il mondo, e tutti siam' fratelli.

Vogliamo un mondo senza ingiusti sprechi,
quando c'è ancora chi di fame muore.
Vogliamo un mondo in cui chi ruba va in galera,
anche se ruba in nome del signore.
Vogliamo un mondo senza più crociate
contro chi vive come più gli piace.
Vogliamo un mondo in cui chi uccide è un assassino,
anche se uccide in nome della pace.

di L. Lunari e G. Negri

venerdì 24 aprile 2009

Dolce veleno















Vorrei trovare una carezza

tra tante mani tese

che si poggiasse sul mio viso

bagnandosi delle mie lacrime



vorrei sentire una voce

tra tanto rumoroso silenzio

che mi dicesse le parole

mai sentite



vorrei guardare occhi

tra tanti sguardi indifferenti

che sapessero volare

oltre il mio orizzonte

per farmi dono

dell’ultimo raggio di sole



vorrei stringere mani

tra tanto gelo

capaci di riscaldarmi

nelle sere d’inverno

quando anche il cuore

si copre di neve



vorrei che fossi tu

quella carezza, quella parola

quel ladro di luce

quel caldo abbraccio



ma sei solo il sogno

che mai diverrà realtà



e allora vorrei che quel “vorrei”

fosse un dolce veleno

per morire lentamente i miei giorni

senza più far male.

Veronica Giuseppina Billone


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L'albero della vita


Ti ascolto
saldo su quella terra
che narri di vite passate.
Di saggezza è la tua linfa intrisa
che s'espande
tra le tue rigogliose foglie.
Quei rami protesi al cielo
sembrano mani tese al Divino
che osserva il tuo movimento
lento nel tempo.
Radici di storia che strazianti
spaccano la terra assorbendone
la vitalità di chi la calpestò
rigenerandola in atmosferico
tuo alito
che vita dona.
Ti ascolto compagno del tempo
che imperturbabile ti sorreggi
su queste terre
ove i tuoi occhi videro
quei guerrieri temerari combattere
per poterle conquistare.
E le tue foglie
che il vento stacca
sembrano riecheggiare
le loro ultime urla
dolenti
che tra i venti
si inondano vaganti
nella storia dei tempi.


Giusy Cancemi

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mercoledì 22 aprile 2009

Seta (13a parte)

Costeggia il lungo viale del Po che la porterà al parco. Adora quel posto.
Si imbatte in ogni dettaglio. Ora i suoi occhi si posano su una sequenza di alberi completamente nudi con i rami rivolti verso il cielo.
La colpisce ogni stranezza.
Probabilmente ciò che cattura il suo sguardo è invisibile agli occhi degli altri. Di quelli che non sanno guardare.
Ferma quell'istante in una foto. Riprende quelle braccia di legno vivo rivolte verso l'infinito. Soddisfatta.
Lui è a pochi metri da Lei, accovacciato su una panchina ai piedi di quelle creature spoglie, con gli occhi chiusi.
Lo vede.
Decide di osservarlo, qualche passo più indietro.
È sdraiato in posizione fetale con lo zaino sotto la testa. Verrebbe da cullarlo come un bambino.
Si avvicina in silenzio come un lupo che si muove nella sua foresta. Lo scruta. Lo annusa, con il cuore che le palpita in gola. Vorrebbe zittirlo pur di non rovinare quel momento.
"Se fossi una stagione in questo momento saresti... Autunno" dice piano.
Lui apre gli occhi in un sussulto.
"Hai letto nei miei pensieri e questi hanno preso forma. Ce ne hai messo di tempo però, Piccola Strega"
"Le magie non sono mai a comando. Succedono e basta. È questa la vera magia. Ma... Tsss... Deve restare un segreto"

Pubblicato da deasense a 1.14

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domenica 19 aprile 2009

Sole

Mi sembra di essere come la lucertola,
il sole illumina e riscalda i cuori,
esce la mattina e già la gente sorride,
anche la natura si apre
teneri fiori aprono le corolle alle api,
tutto un gioire di nuova primavera,
anche le genti si schiudono all’evento,
il periodo migliore per relazionare,
riparte nuova linfa per tutto il creato.

Brigante


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giovedì 16 aprile 2009

Aria di mare

di Fabio Troncarelli


- Ma tu l’hai fatto mai il nudo?
- Ah! Io il nudo non lo farei mai….
- Eh! Lo dico pure io. Come fai coi figli? Vanno al cinema, ti vedono, dicono: “Ma quella è mamma!”. No, no, no, non è possibile!
- Beh, magari non è che ti vedono tanto…Magari è un secondo solo…In mezzo alla confusione ti confondi…
- Eh, si! Ti confondi…Altro che ti confondi!
- Sì, ti confondi. No, per me è solo che c’è la troupe. Come fai davanti alla troupe? Tutta quella gente! E poi sono gentaccia. Maleducati, cafoni. No, no! Non è possibile.
- Eh! E’ proprio così. Purtroppo non è possibile!
- Perché dici “purtroppo”?
- Eh, dico “purtroppo” perché ce ne sarebbe del lavoro. Meglio questo che doversi alzare tutte le mattine alle sette come adesso, prendere questo cavolo di pulman al Tuscolano che a me mi viene il voltastomaco. Va bene che sta sotto casa, però è uno strazio lo stesso. E poi ti sbattono dappertutto, oggi qui, domani là…
- Ah sì. Sei fai il mestiere nostro devi essere proprio una zingara.
-Vuoi mettere invece se fai il nudo. Ti alzi alle dieci. Il trucco te lo fanno loro, mica come noi che alle sei ti devi mettere davanti allo specchio e vedi certe occhiaie da fare paura….
- Ti credo. Tra figli, cena e marito prima dell’una chi dorme?
-Ma magari il “nudo pulito” si può fare…
-Che cos’è il “nudo pulito”?
- Il “nudo pulito” è quello diverso da quello “sporco”.
- Grazie! Ma che è?
- Per esempio se tu stai in piscina con l’accappatoio e ti spogli per cambiarti e sei nuda, beh, quello è “nudo pulito”.
- Ah, ecco, vuol dire quello che ti spogli solo senza, senza…
- Si, senza che fai l’amore. Che poi come farai a fare l’amore davanti a tutti? Io non potrei mai.
- Io penso che se non avessi un figlio, il “nudo pulito” lo farei.
- Ah, pure io!
- No, perché lo sai che a Vacanze di Natale hanno preso centocinquanta euro al giorno e alle Notti del Gladiatore ne hanno preso duecento, che poi tanto quella è un’opera che non esce mica in Italia, quindi chi ti vede?
- Perché non esce?
- Ma perché è TUTTA UNA SCENA PORNOGRAFICA!!! Non puoi mica tagliare questo pezzo o quell’altro!
- Eh, certo che oggi se ne vedono di cose sporche, cose tremende. Speriamo di sbrigarci a arrivare. Mi si scioglie il trucco.
- Stai tanto carina così. Sembri una bambolina cinese.
- Ma devo fare la cinese. Io sai, col fisico che ho posso fare l’orientale. Tu invece che sei alta fai bene la tedesca.
- Si lo so me lo dicono sempre che sono uguale come una goccia a Claudia Schiffer. Tu invece somigli a Angeline Jolie. Angeline Jolie cinese. Eh, si, hai ragione: è pieno di schifezze. Prendi queste ragazzine che non pensano a altro e rovinano la piazza. Lo sai che a Le vacanze di Messalina
facevano l’amore in scena, ma sul serio e si pigliavano cinquanta euro e basta.
- Ma come si fa?
- Eh, sì come si fa a prendere solo cinquanta euro. Così rovini il mercato. Ma pure settanta è poco.
-Ah, sì, è proprio poco. Se pensi che stiamo in piedi tutto il giorno e poi sempre dal parrucchiere, sempre coi tacchi. La sera io ho certi piedi…
- Con settanta euro ci fai giusto la spesa per due giorni.
- Se ti bastano. Ieri sono andata al supermercato sotto casa e che ho comprato? Olio, pasta zucchero, vino…Sì, vabbè, un po’ di carne, che Gianni mi dice sempre: “Me l’hai fatta la carne?”. Lui camperebbe a carne cruda. A me invece mi fa schifo.
- Mi fa schifo pure a me, ma io mica posso stare con la roba contata: un chilo di zucchero, un chilo di pasta, tre fettine. No, no. Io quando esco devo lasciare tutto pronto e compro tutto insieme e non ci penso più. E i soldi di una giornata di lavoro? Spariti.
- E col pane come fai? A mio marito piace fresco: posso tenere tutto da parte, ma il pane, il pane deve essere fresco…
-Ah, mi dispiace. Io non posso mica pensare a questo. Lo metti in freezer e poi al forno si riprende. Come stanno gli occhi?
-Bene. Tu hai gli occhi da indossatrice.
-No è che si è fulminata la luce al bagno e ho fatto tutto a memoria. Mi sono messa pure le calze al buio. Sai se mi sono messo le calze nere?

- Vestita da sera con le calze nere?
- Ma tanto il vestito è lungo e le gambe non si vedono mica.
- Ma veramente mi ha detto il regista ieri che dovevo sedermi e si doveva vedere qualche cosa. Me l’ha detto in un modo che proprio non mi è piaciuto.
- Sta attenta che quello è un porco!
-E che non lo so.
- E come lo sai?
- Come lo so? Ma scusa…Lo sanno tutti…Lo sai pure te.
-Mi sa che ti sta appresso.
- Per me mi può stare appresso, davanti, di sopra, di sotto io non lo guardo neppure.
- E’ tanto che sei sposata?
- Dieci anni. Siamo quattro: io, Gianni, Manuel e Monica.
- E come fai se stai fuori tutto il giorno. Non dicono mai niente che vai sempre via?
- Io gliel’ho detto subito: patti chiari e amicizia lunga. Sono cinque anni che faccio questo mestiere e se dovevo pensare sempre a loro stavo fresca. I bambini si fanno tutto da sé, mio marito va fuori a lavorare e quando torno io mi faccio un surgelato e via. Se posso glielo lascio il pranzo e sennò c’è la signora di sopra!
- La mia si chiama Simona. Vorrebbe stare sempre con me. Hai visto stamattina che muso che aveva?
- Ah, ma era tua figlia quella bambina così carina? Che carina.
- Eh sì, è bellissima. Ma è una mammona. Una mammona incredibile. Mi tocca sempre portarla appresso e poi si stufano tutti. Ma io gliel’ho detto: “Devi essere brava. Capito? Poi quando esce il film la vai a vedere la mamma e ci porti pure le tue compagne.”.
- E lei lo fa?
- Ogni film che esce. Porta tutte le amichette, tutta la classe e aspetta, aspetta, aspetta il minuto preciso che io vengo fuori. Pure se è un film che magari non è tanto adatto a lei.
- Come Black Terror?
- E si Terror era proprio pauroso e pure un po’…un po’ zozzo. Pensa che io facevo la ragazza del night club e quel maiale del capotroupe ci ha messo lì e ha detto “Pomiciate”. Hai capito che deficiente? Stavamo tutti in una sala buia e dovevamo fare finta di pomiciare. Ma io gliel’ho detto a quel ragazzino con cui stavo. “Non ti ci provare”. Ma quello tanto era talmente imbranato che era tutto rosso e non faceva niente e così il regista si è incazzato e ho dovuto buttargli le braccia al collo. Invece quella…quella porca di Maia vedessi quello che faceva e poi ha detto che era tutta arte…Beh, quando lo ha visto Simona c’è rimasta male.
- Perché facevi le cose zozze?
- No perché non si vedeva niente con tutto quel buio. E le amiche le hanno detto: “Ma ‘ndo sta tu’ madre”. E lei è scappata via e si è messa a piangere.
- Eh, ‘sti figli! Sono un problema. In fondo che gli manca? A casa hanno tutto: tv, playstation, computer, mangianastri, lettore di Cd, tutto, tutto. E non gli vai mai bene niente.
- Ma tu gli lasci portare a casa qualche amichetto?
- Ma portassero chi gli pare.
- E se sporcano?
- Se sporcano puliscono. Non puoi mica tenerli in galera. Se viene un amico va benissimo. Basta che poi puliscono. Ma devono pulire bene, bene, bene. Come pulisco io. Io gli ho insegnato subito: questo è il Dixan, questo è il Cif, questo è lo straccio…Vedessi che specchio quando torno.
- Beata te. Io, giusto ieri, ho preso mio figlio per l’orecchia…Non ne potevo più. Lascia sempre tutto in giro.Gli ho detto:” Questo che è?”. “Mutande.” - ha detto lui. “Mutande sporche”- ho detto io. E gliele ho strofinate in faccia. “ Piglia e lavale!” –gli ho detto. E che pretende? A sei anni gli devo lavare pure il sedere? Ma quando arriviamo?
- E ci vuole ancora un sacco di tempo. Oggi andiamo al mare.
- Al mare? Ma come? Ci hanno fatto vestire da sera?
- Sì ma dobbiamo fare una festa, una festa in una villa di notte.
- Ma se è giorno?
- Col trucco fanno vedere che è notte. E’ una villa dove ci sono tutte ragazze…ragazze un po’ allegre, ecco.
- Beh, io sono tanto allegra, ma mica mi sta tanto bene questo. Che vuol dire ALLEGRE?
- Lo sai come sono le ragazze oggi. Fanno come gli pare, no?
- Bella roba. Se me lo dicevano non ci venivo.
- Ma scusa tu da ragazzina non facevi come ti pare?
- Sì ma quello era un’altra cosa. Se lo sa mio marito m’ammazza.
- E’ geloso?
- Geloso? Quello è peggio di un siciliano col fucile a lupara. Mi sta sempre appresso, mi telefona cinque volte al giorno, mi controlla pure la notte…
- Ma beate voi. Io mio marito…Chi l’ha visto più .
- Com’è che vi siete divisi?
- Così!
-Ah, io non lo so…Mio marito è un orso, è geloso, sta sempre fuori. Sì ecco, non è che se lo vedo mi sento come la prima volta che mi batte il cuore. No, no, no! Però, ecco, se mi dicesse: “Ci separiamo”, beh, mi piglierebbe un colpo.
- Ma sono cose che capitano, sai. Chiedilo a lei che lo sa bene! Dai, dicci com’è che vi siete divisi?
- Ma che ti devo dire? Mio marito è bello. Un ragazzo d’oro. Buono, alto, abbronzato. Ride sempre. Fa il medico. Insomma… La questione è che ci siamo fidanzati quando io avevo quattordici anni.
-Quattordici anni?
- Cara mia, dalle parti mie ci si sposa presto. Io ero proprio ‘na creatura!
- Ma com’hai fatto?
- Che ti devo dire? Conoscevo solo lui, frequentavo solo lui, sempre lui. E’ che…a me di lui..non me ne importava proprio niente, capisci? Lui…Lui era il marito. Il marito perfetto. Il marito che piaceva a mio padre. Il marito che piaceva a mamma. Mio padre diceva sempre: “E’ un ragazzo d’oro!”. Proprio d’oro. O d’ottone. Chi lo sa? Visto che a papà gli piaceva tanto ma perché non se l’è sposato lui?
- Ma non ci stavi bene?
- Ma sì, ma sì. Ci stavo bene però…E’ arrivato il momento che è successo quello che doveva succedere, quello che nella vita succede…
- Che succede?
- Succede che t’innamori.
- E lui chi è?
- L’hai visto stamattina.
- Ma chi? Il capotroupe?
- E’ lui che mi ha fatto entrare qui, lui che mi ha scelto tra tante ragazze.
- Che figlio di mignotta!
- Ma che dici?
- Te l’ha fatto pure a te il discorso del fiore di cactus?
- Che ne sai tu?
-Che i fiori sono belli, ma sono roba per tutti e invece il fiore di cactus dura solo un giorno e lo vede solo chi va nel deserto…
- E chi lo coglie si fa male con le spine. Me l’ha detto pure a me.
- Eccone un’altra. E tu che c’entri?
- Beh, io pure quando ho cominciato ero in crisi con mio marito…
- Hai capito la santarella? Con il viso di Claudia Schiffer? Il viso come il sedere, ecco, che c’hai. Il viso come il sedere!
- Uffa! Che palle! A me non me ne importa niente se lui fa il cascamorto con le altre. Io… non è per questo che mi piace…Lui…Lui ..Io quando l’ho conosciuto ho capito che era lui e c’è poco da fare. Ho fatto le valige e arrivederci.
-Ah, io non potrei fare le valige. Se mi prende una sbandata per uno…Bada che mi può prendere, mi può prendere, sì, mi può prendere forte, m’è capitato pure…Però non potrei lasciarlo mio marito. No, proprio no. E coi bambini poi? Come fai? Ma quando arriviamo?
- I bambini li porti con te. Ecco il mare.
- Ma pure Sergio ti credi che mi ha lasciato andare? Non c’è giorno che non telefona con la scusa del bambino. E’ una palla.
- Ma vuol dire che è ancora appassionato…
- E ci mancherebbe che non è legato! Che poi poveraccio fa una vita da cani.
- Ma sta ancora a Salerno?
- Si, sta solo come un cane.
- E tu da quanto tempo è che sei a Roma?
- Sei anni. Come il bambino.
- Ma quanti anni hai?
-Ventinove.
- Te ne davo trentacinque.
- Grazie! Ecco lo stabilimento.
- Ma scendiamo qui.
- Sì, la villa è sulla sabbia.
- Allora mi devo togliere le scarpe e pure le calze.
- Così ti vedono tutti. Allora tanto vale che fai il nudo.
- Ah, io il nudo non lo farei mai. Di fronte a tutta questa gentaccia della troupe. E lo sai che ti dico? Adesso che ci penso non farei neppure il “nudo pulito”.
- Ma neppure io. Tu lo faresti?
- Ma che ne so che farei in certi casi. Tu lo sai sempre quello che devi fare?
- No a essere sinceri, non lo so che devo fare. Che bell’aria che c’è.
- Aria di mare.

Note biografiche sull'autore

Fabio Troncarelli è nato a Roma nel 1948 e si è laureato in Lettere all'Università di Roma nel 1970. Professore ordinario di prima fascia di Storia della Comunicazione presso la Facoltà di Lingue e Letterature Moderne dell'Università di Viterbo dal 1991, ha insegnato in università europee e americane ed ha collaborato a varie testate giornalistiche (Corriere della Sera, L'Europeo, Epoca, Il Manifesto) e alla Rai (Tv: Mixer, Fuori Orario; Radio: Terzo programma; Rai Educational).
Ha inoltre pubblicato numerosi saggi e opere di poesie e narrativa, tra cui ricordiamo: Discrezione, Lalli, Siena, 1985 (Premio "Arsita-Città di Penne", 1985); Le maschere della malinconia. John Ford tra Shakespeare e Hollywood, Dedalo, Bari, 1994 (Menzione Speciale al Premio "U. Barbaro", 1995); Memorie di un paleografo, Napoli, Esi, 1995; La spada e la croce. Guillén Lombardo e l'Inquisizione in Messico, Ed. Salerno, Roma 1999 (trad. in francese: Guillén Lombardo le rebelle. La légende de Zorro L'Inquisition au Mexique au XVIIème siècle, Privat, Toulouse, 2001 ; trad. in spagnolo : El mito de Zorro y Inquisicion en México, Editorial Milenium, Lleida, 2003); Zorro, L'Epos, Palermo, 2001; Un guscio di noce, Robin, Roma, 2003 (Premio "Omnes Artes", 2003; finalista Premio Feronia 2005); La luce del tempo, Lepsima, Roma, 2003 (Premio "Terre rosse" 2003; Premio "Le rosse pergamene" 2003; secondo classificato nel Premio "Astrolabio" 2007); Il fuoco dell'ellisse, Manni, Lecce, 2005; Il pane degli angeli. Storia, cinema, psicoanalisi in cerca di una saggezza possibile, Aracne, Roma, 2005; L'uccello di fuoco, Quasar, Roma, 2005; Il segreto del Gattopardo, Ed. Salerno, Roma, 2007; La felicità lontana, Lepisma, Roma, 2007.

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giovedì 9 aprile 2009

CACCIA: FERMIAMO LA LISTA DEGLI ORRORI!

Signor Presidente del Consiglio,

desidero comunicarLe la mia ferma opposizione alle proposte di modifica della legge 157/1992 sulla caccia, che è anche l'unica legge italiana che tutela la fauna selvatica.

Il Senato, nell'ambito della Legge Comunitaria, ha approvato un emendamento dei senatori Carrara e Vetrella che allunga i tempi della stagione venatoria, rendendo possibile il prolungamento della caccia oltre il mese di gennaio e addirittura l'anticipo al mese di agosto, quando i cittadini e le famiglie sono in vacanza, in campagna.

Già oggi i cacciatori cacciano per ben cinque mesi all'anno, potendo entrare indisturbati nelle proprietà dei privati cittadini.

La proposta di allungare i tempi di caccia è un fatto di estrema gravità, che va corretto alla Camera.

Così come vanno fermate le proposte, a partire dal testo del senatore Franco Orsi, oggi in discussione al Senato, che prevedono:

l'utilizzo di animali come esche vive e zimbelli,
la licenza di caccia a sedici anni,
l'allungamento dei tempi di caccia,
la mobilità del cacciatore su tutto il territorio nazionale,
la caccia nelle zone incendiate,
la caccia alle oche, alle peppole, ai fringuelli,

e altro ancora.

Si tratta di un attacco alla natura ma anche alla sicurezza e alla tranquillità dei cittadini.

Signor Presidente, fermi tutto questo!
Fermi ogni tentativo di ampliare la caccia in Italia.


La natura è la nostra vita! Le chiediamo di difenderla.


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7%

Un sant'uomo ebbe un giorno a conversare con Dio e gli chiese: - Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
Dio condusse l'uomo verso due porte.
Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant’uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.
Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: - Hai appena visto l'Inferno.
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì. la scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
L'uomo disse a Dio: - Non capisco!
- E' semplice, rispose Dio, dipende solo da un'abilità. Essi hanno appreso a nutrirsi gli uni dagli altri ,mentre gli altri non pensano che a loro stessi.
Quando Gesù è morto sulla croce, pensava a te.
Si stima che il 93 % delle persone non inoltreranno questo messaggio.
Se fai parte del 7% che lo faranno, invialo con il titolo: « 7 % »
Io faccio parte del 7% e ricordati che dividerò sempre il mio cucchiaio con te!

sabato 4 aprile 2009

Il sole sorge



....i miei occhi hanno voglia di colori,

la mia pelle ha bisogno del calore del sole.
Alzo gli occhi e guardo il cielo...
...dietro alle nuvole c'è sempre il sole...

Sereno fine settimana a tutti!

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venerdì 3 aprile 2009

Anima mia

Ma chi sei tu per ispirare in me il senso del mio tempo qui
Con il tuo sguardo ti apri un varco nel mio essere sconosciuto
Ed istilli in me lacrime spontanee che credevo ormai perdute
Ed è così che sento quanto mi manchi nell’anima

Se vedo l'arcobaleno lo percorro con te
Se guardo il cielo azzurro tu sei l’Infinito per me
Se cerco d’entrare nel mio cuore la chiave mancante sei tu
Se perdo la bussola, la direzione è l’ineffabile imago di te

Ma chi sei tu per ispirare in me il senso del mio tempo qui
Con il tuo sguardo indichi il sentiero per la via maestra
E mi restituisci alla mia Essenza, degna della Sua dignità
Ed è così che colmiamo la mancanza, che m’opprimeva l’anima.


(Marina Morelli 19/1/2009)



I dieci versi dalle canzoni di Battiato da appuntarsi e non dimenticare

Il cantautore, morto ieri nella sua residenza di Milo, era nato a Jonia il 23 marzo del 1945. Ha spaziato tra una grande quantità di generi,...